Il ruolo dei neuroni prelimbici negli effetti della cocaina
DIANE
RICHMOND & GIOVANNI ROSSI
NOTE E NOTIZIE - Anno XVIII – 23 gennaio
2021.
Testi
pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di
Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie
o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione
“note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati
fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui
argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione
Scientifica della Società.
[Tipologia del testo: RECENSIONE]
La neurobiologia delle alterazioni
indotte da assunzioni ripetute di cocaina è studiata come paradigma dei
processi neuroadattativi indotti da sostanze psicotrope d’abuso nel cervello
umano e, più in generale, dei mammiferi. Infatti, i principali meccanismi molecolari
che determinano lo squilibrio funzionale nelle popolazioni dopaminergiche dell’area
tegmentale ventrale (VTA) che attivano il nucleo accumbens quale
parte del “sistema a ricompensa”, sono stati definiti conducendo esperimenti di
esposizione ripetuta e protratta all’alcaloide benzoilmetilecgonina (C17H21NO4)
estratto dalle foglie di coca.
L’importanza della conoscenza dettagliata dei cambiamenti neuroadattativi
molecolari, cellulari e dei sistemi neuronici determinati dalla cocaina
consiste nel fatto che questi fenomeni costituiscono la patogenesi dello
stato di dipendenza come condizione patologica, e che la comprensione,
tanto del loro diretto valore fisiopatologico quanto delle implicazioni
conseguenti, può suggerire nuove e più efficaci strategie terapeutiche.
Allo stato attuale delle conoscenze si può rilevare che, mentre abbiamo nozioni
consolidate per alcuni meccanismi, quali lo stimolo VTA-accumbens che innesca
il comportamento motorio di ricerca della sostanza di addiction, per
altri il collegamento fra alterazione e manifestazioni comportamentali non è
stato ancora scoperto. Ad esempio, una mole ragguardevole di lavoro ha provato
che l’esposizione ripetuta alla cocaina accresce l’eccitabilità dei neuroni
piramidali della corteccia prelimbica (PL), ma le conseguenze
comportamentali di questo adattamento funzionale non sono state definite. Timothy
Rose e colleghi coordinati da Kevin Wickman hanno
impiegato manipolazioni neurone-specifiche per valutare l’impatto dell’accresciuta
eccitabilità dei neuroni piramidali della regione corticale PL su
comportamenti dipendenti da attività neuroniche di questa area cerebrale. I
risultati dello studio che, fra l’altro, rivelano che l’acuta o persistente
attivazione di queste cellule nervose potenzia l’attività motoria indotta da
cocaina e compromette la formazione di memorie di paura condizionata, sono di
sicuro interesse.
(Rose T. R., Impact of acute and
persistent excitation of prelimbic pyramidal neurons on motor activity and
trace fear learning. Journal of Neuroscience - Epub ahead of print doi: 10.1523/JNEUROSCI.2606-20.2020,
5 Jan., 2021).
La provenienza degli autori è la seguente: Department of Pharmacology, Graduate Program in Pharmacology,
University of Minnesota, Minneapolis, MN (USA).
Riprendiamo, qui di seguito, alcune nozioni introduttive tratte in parte da
nostri precedenti articoli.
La cocaina (benzoilmetilecgonina, C17H21NO4) è un
alcaloide estratto dalle foglie di coca, noto da lungo tempo come stimolante
del sistema nervoso centrale con sede prevalentemente corticale, come inibitore
dell’appetito ed anestetico locale. Intensamente studiata per le gravi
conseguenze che determina il suo consumo come sostanza d’abuso, la cocaina è
considerata una reinforcing drug
inclusa nella classe degli stimolanti psicomotori[1].
L’azione della cocaina si esplica principalmente attraverso l’interazione con
le proteine trasportatrici (DAT, SERT, NET) dei
neurotrasmettitori monoamminici dopamina, serotonina e noradrenalina, con inibizione della ricaptazione ed
aumento extracellulare del mediatore[2].
L’incremento della quota delle amine biogene che si possono legare al recettore
post-sinaptico è determinato anche da altri effetti dell’alcaloide, fra cui
l’internalizzazione del DAT. È nozione farmacologica consolidata che le dosi
basse e moderate di cocaina inducono incremento di attività, loquacità,
euforia, sensazione di benessere, resistenza alla fatica e riduzione
dell’assunzione di cibo, anche se l’interferenza con i meccanismi fisiologici
della fame può, in alcuni casi e alcune circostanze, determinare l’effetto
paradosso dell’iperfagia. Con il crescere delle dosi si ha induzione di
attività motoria ripetitiva e comportamenti stereotipati; a dosi ancora
maggiori si ha ipertermia, convulsioni, coma e morte[3].
Un aspetto saliente della cocaina e delle
altre classi di composti psicotropi assunti come sostanze d’abuso (oppiati,
cannabinoidi, allucinogeni, dissociativi, nicotina, alcool, ecc.) è la
proprietà di induzione di addiction, termine tradotto in italiano con “dipendenza”
ma in realtà connotativo di una classe concettuale che include il fenomeno
della dipendenza ma si riferisce, più in generale, allo stato che segue alle
assunzioni ripetute della sostanza con una modificazione dell’atteggiamento
psichico rispetto alle priorità naturali e lo sviluppo di un desiderio
compulsivo per la sostanza, che viene soddisfatto a dispetto della piena
consapevolezza delle conseguenze negative che può comportare.
La corrente definizione neurochimica e farmacologica
di dipendenza è così formulata: stato funzionale di adattamento
sviluppato da cellule e sistemi per compensare l’eccessiva stimolazione indotta
da una sostanza esogena all’organismo, che si traduce in un’alterazione dell’efficienza
di alcune reazioni fisiologiche in assenza della sostanza di abuso[4].
La dipendenza nella sua qualità di stato
fisiopatologico compensato dalla continua assunzione della sostanza
psicotropa[5] è rivelata
dalla sindrome da astinenza: sospendendo l’assunzione si genera uno
stato di sofferenza affettiva ed emozionale con alterazione della motivazione e
disturbi viscerali e somatici, prevalentemente mediati da squilibrio neurovegetativo.
Esistono vari gradi e forme di sindrome da
astinenza, con le più lievi che sono avvertite dal soggetto come un
turbamento dovuto al bisogno della sostanza e le più gravi che comportano iper-attivazione
dei sistemi neuronici dello stress con danni organici.
L’uso compulsivo di sostanze psicotrope è
influenzato da molti fattori, psichici, neurogenetici, epigenetici e
neurochimici, che possono facilitare o ostacolare lo sviluppo delle
modificazioni adattative molecolari, cellulari, sinaptiche e dei sistemi
neuronici alla base dell’addiction.
Una tesi classica, elaborata sulla base dei
dati emersi dalla ricerca, è che le sostanze psicotrope in grado di causare
dipendenza, già a basse dosi possano generare sensibilizzazione del desiderio
evocato dalla droga e dagli elementi-segnale associati e, allo stesso tempo, tolleranza
del piacere. In altri termini, secondo questa tesi, spesso definita teoria
della sensibilizzazione incentivante dell’addiction, la proprietà di queste
sostanze consiste nell’accrescere il desiderio, che si sviluppa per stimoli
sempre più bassi (sensibilizzazione), e allo stesso tempo nel ridurre il
piacere (tolleranza), che richiede un aumento della dose unitaria o giornaliera
(aumento delle assunzioni) perché lo si possa provare.
Un’altra tesi consolidata è la cosiddetta teoria
dell’apprendimento, che pone l’accento sulla capacità della cocaina e di
altre sostanze di facilitare alcune forme di apprendimento responsabili dell’innesco
delle modificazioni neuroadattative dell’addiction.
Anche se i circuiti neuronici attivi nello
stato di dipendenza sono numerosi, il circuito costituito dai neuroni
dopaminergici dell’area tegmentale ventrale del mesencefalo (VTA) e le
sue aree corticali e limbiche di proiezione è il più importante e
studiato, tanto da essere identificato da molti ricercatori col sostrato
neurale delle alterazioni psico-comportamentali determinate dalle sostanze che
causano compulsione. La principale stazione di questo circuito dopo i neuroni
del tegmento, il nucleo accumbens, la cui attivazione determinata dalla
VTA è associata al rinforzo, costituisce un tramite o “interfaccia” tra
le regioni importanti per la motivazione (corticali e limbiche) e le
aree responsabili dell’esecuzione del comportamento motivato, come la
ricerca della sostanza e la sua assunzione.
Tale rete neuronica, identificata
tradizionalmente col “sistema a ricompensa”, risponde in condizioni
fisiologiche a tutti gli stimoli alimentari e sessuali che vengono rinforzati
ma, mentre con ricompense naturali l’attivazione dei neuroni dopaminergici è
molto contenuta, con cocaina e altre droghe psicotrope il rilascio di dopamina
dai terminali sinaptici sui dendriti dei neuroni delle aree corticali e limbiche
attivate è molto elevato e, talora, sfugge ai meccanismi di regolazione
fisiologici. Ad esempio, la normale cessazione dell’azione sinaptica della dopamina
si deve in gran parte alla proteina trasportatrice DAT: la cocaina blocca e
internalizza questa molecola, prolungando l’effetto di stimolo dopaminergico
fino ad esaurimento dei quanti rilasciati nella fessura sinaptica. Effetti
simili sono esercitati dalla cocaina su noradrenalina e serotonina
(5-HT), bloccando i trasportatori NET e SERT, che intervengono nella ricaptazione
presinaptica.
La cocaina avvia l’effetto di adattamento
neuronico elevando ripetutamente i livelli di monoammine, ma poi interessa il
sistema del glutammato e altri sistemi di neurotrasmissione. Come altre
sostanze d’abuso, la cocaina modifica la connettività sinaptica dei circuiti
neuronici cerebrali influenzando la plasticità sinaptica, causa cambiamenti
nella struttura dei dendriti e delle loro spine e, infine, agisce sui fattori
di trascrizione modificando l’espressione genica[6].
Numerosi studi hanno implicato i cambiamenti neuroadattativi indotti
da sostanze psicotrope d’abuso nella corteccia prefrontale mediale (mPFC) nella genesi del comportamento tipico della
tossicodipendenza (addiction), caratterizzato da modificazioni nelle priorità
di scopo, con la ricerca e l’assunzione compulsiva della sostanza al primo
posto fra le condotte finalizzate, quando cessa l’effetto dal quale si dipende.
Una modificazione neuroadattativa conseguente all’esposizione
ripetuta alla cocaina ha recentemente ha attratto l’attenzione di vari
gruppi di ricerca nel mondo: l’accresciuta eccitabilità dei neuroni
piramidali della regione prelimbica della corteccia prefrontale mediale (mPFC) del topo. Tale adattamento, a seguito delle
analisi molecolari, è stato attribuito alla soppressione dell’attività dei
canali GIRK (G protein-gated inwardly
rectifying K+). Timothy Rose, Kevin Wickman e colleghi hanno innanzitutto verificato se l’ablazione
funzionale dei GIRK fosse presente nelle altre cellule nervose della stessa area,
rilevando che negli interneuroni inibitori rilascianti GABA e situati nelle
immediate adiacenze delle cellule eccitatorie piramidali i canali GIRK
funzionano perfettamente.
Dopo aver stabilito che
questa modificazione neuroadattativa non si verifica
negli interneuroni GABA circostanti, i ricercatori hanno impiegato l’ablazione
virale dei canali GIRK e approcci chemogenetici
complementari per accrescere selettivamente l’eccitabilità dei neuroni
piramidali della regione prelimbica della corteccia prefrontale di topo
nella sua parte mediale, al fine di verificare l’impatto sul comportamento
dipendente dai neuroni prelimbici di questa forma di
plasticità.
È risultato che l’ablazione
dei canali GIRK riduceva la segnalazione dipendente dai recettori GABAB
somatodendritici e la reobase
nei neuroni piramidali PL della mPFC murina.
La fase di osservazione
comportamentale degli esperimenti ha evidenziato un elemento interessante: la
manipolazione molecolare determinava anche un aumento dell’effetto di stimolazione
motoria tipico della cocaina, ma non sembrava avere un impatto sull’attività
di base o sulla traccia dell’apprendimento della paura.
In contrasto con questi
esiti, i ricercatori hanno rilevato che l’eccitazione chemogenetica
selettiva dei neuroni piramidali prelimbici o l’inibizione
chemogenetica degli interneuroni GABA della stessa
regione, incrementavano sia l’attività di base che la motilità indotta da
cocaina, e compromettevano l’apprendimento della paura.
Questi effetti erano
rispecchiati nei topi maschi dalla selettiva eccitazione dei neuroni
piramidali prelimbici che proiettano all’area
tegmentale ventrale (VTA), ma non al nucleo accumbens o all’amigdala
basolaterale.
Ricapitolando, i dati principali emersi da questo studio mostrano che le manipolazioni
che accrescono l’eccitabilità dei neuroni piramidali PL, e specificamente
quelli che proiettano selettivamente alla VTA, riproducono fedelmente i
contrassegni comportamentali dell’esposizione ripetuta a cocaina nel topo.
I risultati di questo studio aggiungono una nuova tessera corticale al
mosaico delle basi cellulari del comportamento da addiction.
Gli autori della nota ringraziano
la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invitano alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE
E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).
Diane Richmond & Giovanni Rossi
BM&L-23 gennaio 2021
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presso l’Agenzia delle Entrate di Firenze, Ufficio Firenze 1, in data 16 gennaio
2003 con codice fiscale 94098840484, come organizzazione scientifica e culturale
non-profit.
[1] Alla classe degli stimolanti
psicomotori appartengono anche le amfetamine, meno neurotossiche della cocaina.
[2] In passato si riteneva la cocaina
un inibitore della ricaptazione della
sola dopamina, poi numerosi esperimenti con topi knockout per gli altri trasportatori, hanno dimostrato l’importanza,
per il rinforzo, dell’inibizione anche di SERT e NET (si ricorda che l’acronimo
deriva dalla “E” di epinephrine,
equivalente di adrenaline).
[3] A questi ben noti effetti acuti si devono aggiungere
quelli cronici, che si
identificano con i sintomi del danno causato ai vari distretti dell’organismo:
ipersomnìa/insonnia, letargia, fame insaziabile, riduzione dell’attenzione,
aumentato rischio di ictus cerebrale; rinorrea, congestione nasale, disturbi
della voce, dispnea, broncospasmo, asma, emottisi; dolori anginoidi, aumentato
rischio di infarto del miocardio, aumentato rischio di morte in cardiopatici,
febbre, eosinofilia; abrasione dentale; disturbi cutanei associati a prurito. Per ulteriori dati si veda Note e Notizie 26-02-11 Destabilizzazione
da cocaina del genoma cerebrale (pubblicato
anche sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità, ISS); Note e Notizie 15-10-11 La cocaina in gravidanza
altera la maturazione cerebrale dopo la nascita e le numerose altre recensioni di lavori su questo argomento pubblicate
nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito.
[4] La formulazione tradizionale
dell’American Society of Neurochemistry
era così espressa: an
adapted physiological state of cells of systems that develops to compensate for
excessive stimulation by a drug. La precisazione “che si traduce in un’alterazione dell’efficienza
di alcune reazioni fisiologiche in assenza della sostanza di abuso” è stata
introdotta da Giuseppe Perrella (V. in G. Perrella, Appunti di Neurochimica.
BM&L-Italia, Firenze 2006), e a noi sembra un necessario e logico
completamento, senza del quale il concetto di dipendenza (dependence)
non si distinguerebbe da un generico effetto di tolleranza (adattamento
caratterizzato da riduzione dell’effetto con la stessa dose) o di sensibilizzazione
(adattamento caratterizzato da aumento dell’effetto con la stessa dose).
[5] La definizione è di Giuseppe
Perrella.
[6] I primi due fattori di
trascrizione individuati per l’importante ruolo nella dipendenza sono CREB e ΔFosB. Per la specifica influenza della cocaina sul
genoma delle cellule cerebrali, si veda il già citato Note e Notizie 26-02-11 Destabilizzazione da cocaina del genoma
cerebrale.